IL MATTINO 22/08/2010 - Chiara Graziani.
Dire che era il decano dei ristoratori napoletani rende in parte la figura di Giuseppe Di Porzio, Peppino 'o ragioniere, 86 anni che ieri mattina ha salutato per l'ultima volta Napoli ed il suo storico ristorante «Umberto» a via Alabardieri, anno di fondazione 1916. È morto a casa, stroncato dal manifestarsi improvviso di un male irrevocabile che gli ha imposto una durissima prova, durata un mese. C'erano i figli, Linda, Lorella, Roberta e Massimo che - come lui aveva raccolto il testimone del fondatore don Umberto 'o Treddeta e di sua moglie Ermelinda - raccolgono il suo. Giuseppe Di Porzio ha vissuto una vita piena. Mettendo a punto ogni giorno l'arte difficile del ristoratore aveva attraversato epoche durissime (il fascismo, la guerra, il dopoguerra, per Napoli una calamità quasi peggiore del conflitto) e resurrezioni collettive (il boom economico, la dolce vita). Ne è stato una piccola parte, servendo molti dei suoi protagonisti, raccogliendo confidenze, comprendendo i cambiamenti in corso. E facendo di «Umberto» un accogliente crocevia di storie e persone. Di recente vedeva la città impantanata, ferma. Gli restavano i ricordi di quando tutto correva ed anche un ristorante giocava la sua parte in una recita più allegra. Ricordava che il tavolo a destra, il terzo, un po' isolato, era di Renato Caccioppoli, il grande matematico che, nel '38, si scagliò contro Hitler ed il nazismo. Raccontava di Eduardo e le corse per accontentarlo quando mandava a chiamare dal vicino teatro Sannazaro. Avrà rivisto, in quest'ultimo mese di apparente isolamento, i camerieri- attori e gli attori-attori che si godevano lo scambio di ruolo. Tempi più promettenti, ottimisti. Nei quali ebbe la fortuna di lasciare un segno. c.gr.
lundi 23 août 2010