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Associato dal: 28/09/1984
Non c'è commerciante partenopeo che non abbia sognato o non sogni d'aver bottega "dalle parti di Toledo", diciamo a San Ferdinando, a Chiaia, a S. Brigida perchè questo è il vero cuore pulsante della città. Ed è qui che Don Carmine Pace decise di aprire il suo nuovo ristorante. Era da poco finito il primo dopoguerra, la città si ingrandiva, si articolava meglio con nuovi centri commerciali e nel 1932, dalla bottega di Via Foria, conosciuta dai buongustai che sapevano apprezzare le minime variazioni di calore e di aroma di una pizza alla marinara o di una Margherita, le infinitesimali sfumature di gusto tra le alici e gli aluzzitielli, fra i pomodori S. Marzano e i pomodori del Vesuvio, fra il basilico di terrazzo e quello di campo, fra l'origano sminuzzato a mano e quello sgranato a macchina, Don Carmine Pace ed i figli Ciro, Vincenzo e Nunzia decisero di lasciare Foria per S. Brigida.
A determinare il passaggio da un quartiere all'altro furono alcune considerazioni rivelatesi alla fine giuste, espressione di una saggia previsione economica: la vicinanza con Toledo, con la Galleria, con il S. Carlo, con il porto, con Palazzo S. Giacomo e Piazza Plebiscito dimostrò che essi avevano visto bene e lontano; da S. Brigida, prima una pizzeria e poi principalmente con un ristorante, Napoli avrebbe avuto di giorno e di notte, nel suo cuore insonne e pulsante un ritrovo di gran classe. Mangiare bene significa usare materie prime freschissime; usarle con perizia, con garbo, con fedeltà alle antiche ricette della buona cucina napoletana. Carni sceltissime, pesci da far impallidire di rabbia Ruppolo e Recco, menù ricco e variato ogni giorno preparato con amore completato da frutta scelta e dolci della più antica tradizione. Piccoli segreti di grande cucina per una clientela di ogni tempo fregiata di nomi famosi: da Marconi a Toscanini da D'Annunzio a Pirandello, Tebaldi. Eduardo. Gassman, Totò, Loren, Faruk, Ingrid bergman ... insomma da tutti a tutti un mondo che ruota intorno all'ospitalità di Carmine e Antonio Pace e Lino Stentardo che succedevano definitivamente alla guida di quella azienda dove avevano già da lunghi anni prestato la loro collaborazione al fianco dei rispettivi genitori dai quali avevano appreso l'arte della ristorazione. Cambiano i personaggi, cambiano le generazioni, cambiano i tempi ma "CIRO" resta sempre il ritrovo di Napoli e una piccola ma significante pagina della storia della città.