L'affondo dei pizzaioli: cambiare le regole "Diciamoci la verità. Così com'è il marchio è debole". Il problema della pizza napoletana Stg, messa in discussione dalla Commissione europea, diventa doppio per voce diretta dei pizzaioli. Antonio Pace, presidente dell'Associazione verace pizza napoletana, durante il presidio salvapizza di ieri non ha risparmiato le critiche all'attuale disciplinare su cui si basa il riconoscimento di Specialità tradizionale garantita . Per lui, quindi non basta salvare il marchio, ma occorre addirittura potenziarlo. "Dal riconoscimento del marchio - spiega Pace, patron di "Ciro a Santa Brigida" - abbiamo avuto un annodi pubblicità all'immagine della pizza nel mondo. Ma si tratta di un punto di partenza. nient'altro. Ora bisogna migliorare la normativa, che allo stato vigente appare assai debole.. Perché? I limiti del marchio starebbero nella mancanza di specifiche sulla qualità degli ingredienti perla pizza. Attualmente chiunque può chiamare la propria pizza napoletana, ma per aggiungere la denominazione Stg deve sottostare ai protocolli europei. Una volta salvato il marchio, sarà necessario un approfondimento che riguardi sia gli ingredienti, che devono essere tutti a marchio Dop, sia la professionalità di chi prepara materialmente la pizza: per troppi anni chiunque nel mondo parlasse napoletano veniva assunto come pizzaiolo". Rispettare i parametri di un disciplinare è sempre difficile, e comporta qualche sacrificio. Forse troppi, visto che a oggi solo una ventina di pizzaioli hanno fatto domanda perla Stg: «Ma sono sicuro che il marchio potrà crescere - dice Gino Sorbillo, pizzaiolo e candidato alle Primarie del centrosinistra con i Verdi -Siamo qui con tanti colleghi, da Starita al Presidente, per confermare il nostro impegno per il rispetto delle regole di qualità». Livio Coppola
mercoledì 12 gennaio 2011